lunedì 27 maggio 2013

Una bambina straniera e le strane leggi europee.

Una mattina di molto tempo fa, ascoltavo un programma in radio, non mi ricordo se fosse radio uno, due o tre, proprio non ricordo, ma era la rai ed era un programma di servizio, era intervenuta nella trasmissione un insegnante di scuola che aveva organizzato un viaggio vacanza per i propri allievi a Londra, tra questi vi era una ragazza cinese, figlia di genitori con regolare permesso di soggiorno.

L'insegnante si rivolgeva ad un avvocato o consulente, della trasmissione per sapere che cosa fare, nei confronti dell'allieva cinese...bene in sintesi veniva evidenziato, come la Gran Bretagna aderisce all'Unione Europea, ma non ha sottoscritto l'accordo di Schengen, grazie al quale qualsiasi persona regolarmente residente in un paese europeo può soggiornare fino a tre mesi in un altro paese dell'Unione.

Per questo la bambina dovrebbe richiedere un visto specifico, per il quale la Gran Bretagna richiede i seguenti documenti:

Certificato di nascita, Passaporto, Autorizzazione di entrambi i genitori della sua partecipazione alla vacanza studio, Attestazione su carta intestata della scuola relativa alla sua frequenza scolastica, Autorizzazione specifica di entrambi i genitori per il docente che accompagna il gruppo e che deve personalmente affiancare la ragazza nel momento dell'entrata in Gran Bretagna (pena per lei il respingimento), Informazioni sulla situazione economica della famiglia.

Poi dopo di che l'ufficio competente una volta verificato tutti questi documenti, fisserà l'incontro con i genitori che l'accompagnano per prendere le impronte digitali, immagino un ufficio dell'amabasciata o altro, o della nostra questura, questo non veniva specificato nella spiegazione radiofonica.

Mentre ascoltavo questa devastante spiegazione burocratica, mi sono venuti in mente i versi di un grande avvocato anarchico del 800, Pietro Gori:

"Nostra patria è il mondo Intero, nostra legge la libertà"

Questi versi sono ancora validi, sopratutto di fronte ad un odioso caso di chiusura mentale, prima che politica nonchè burocratica, che probabilmente ha impedito ad una bimba di 12 anni di non sentirsi uguale ai propri compagni.

Ora provate a mettervi un attimo nei panni della bambina, spiegandole perchè deve rimanere a casa, non solo questo è uno dei molteplici esempi negativi che evidenziano una condizione spesso, troppo spesso sfavorevole verso i figli degli immigrati, condizione non solo negativa in Italia, ma anche nella civile Union Jack, per assurdo inoltre, quando deve essere tutelata l'infanzia sembra ottenere in cambio la stessa medesima moneta, una moneta povera che sembra negare ai bimbi, la loro più grande richezza cioè rappresentare il futuro di questa nostra Europa & mondo.

Ma è possibile capire che non sono figli di immigrati, ma sono tutti figli di questa terra, che ancora adesso in Europa non vi sia una normativa ben definita a 360 gradi che permetta un euguale trattamento, nei vari paesi.

Scusate se sono stato lungo nella mia descrizione, ma ancora una volta vogliamo dimostrare come certi "regolamenti e leggi" sia in Itala che fuori siano realmente vecchi ed obsoleti, non valutando il fenomeno immigrazione con i giusti canoni, ma sopratutto con normative nuove e civili sopratutto.

 

venerdì 24 maggio 2013

Don Gallo......belin ci mancherai, come l'aria.....

Don Gallo, se ne andato...per i molti o pochi di voi, che non sono di Genova, era dinfensore e padre di donne e uomini, maltrattati dalla vita, emarginati, derisi, abbandonati, basta di per se a dire chi era oggi sono andato a trovarlo nella sua chiesa, benchè fosse scomunicato quella era ed è la sua chiesa, ma per me uomo che non crede, ogni luogo dove arrivava portava una chiesa.

Oggi sentivo qualcuno che diceva "il Padre eterno, lo ha chiamato"...ed un anziana signora fuori dalla chiesa rispondeva, "il Padre eterno, sta frescu, co u don se sistemu" che vuol dire che avra le sue gratte da pelare, me lo immagino il Don litigare con Dio difendendo noi peccatori.

Io ho un aproccio buddista, ma se devo pensare ad un paradiso, il Don li vorrà tutti, puttane, drogati, ladri, omosessuali, teste di ca..o come me, c'è una frase di Oscar Wilde che diceva "c'è una differenza fra i santi e i peccatori, i santi hanno un passato, i peccatori hanno un futuro".

Non so se Don Gallo sarà in paradiso, oppure in un altro luogo ma ovunque egli sia, gli auguro con tutto il cuore di ricevere l'immenso bene che lui ha dato agli altri, incondizionatamente....ci mancherai Don, ci mancherai tanto, ma una parte di te, vive in tutti noi.

lunedì 20 maggio 2013

Il Regalo della strega.....

Questa notte vi condividerò un racconto, nessuna riflessione, se non la vostra, singola personale, ed ognuno veda una propria morale è conclusione in questa ora della notte.....

“Ivan camminò per ore seguendo i venti e quando scese la mezzanotte era una mezzanotte senza stelle e non si poteva distinguere una roccia da un mostro. Ivan aveva freddo e fame e fuochi gialli brillavano fra i tumuli. Ivan si incamminò dentro l’accampamento cercando di non sentire le voci che sussurravano dalle fiamme, dalle pietre e da quegli uomini scuri che erano gli Uomini della Luna e che non e’ dato vedere ad ora di pranzo. Quando Ivan scorse la Casa si sentì meglio, perchè la Casa si reggeva su due possenti zampe di gallina e non rispondeva a nessun nome che non fosse il suo. Davanti alla soglia la strega stava piangendo e si stava spulciando i capelli sudici con quelle cose che aveva in fondo a quei moncherini che aveva per braccia.
“Che stai facendo vecchia?”
“Cerco il mio anello,” pianse la strega, che era Baba Yaga, “ho perso un anello nei miei capelli: lo cerco lo cerco LO CERCO ma non lo trovo!” Allora Ivan allungò le mani in quel cespuglio vivente che era la sua capigliatura e quando le estrasse le dita avevano il colore della polvere e del burro ma stringevano un anello di rubino. Baba Yaga se lo infilo’ e inizio’ a tossire e a sputare sangue.
“Un anello,” bercio’, “ne-a-go-ha.” Era rossa come il fuoco. Ivan mise una mano nella bocca della strega tanto che lei avrebbe dovuto staccargliela a morsi. E lo fece, quasi, ma Ivan fu rapido e estrasse la mano e le sue dita eran piene di saliva e stringevano un anello d’argento. Baba Yaga se l’infilò. Subito la strega strabuzzo’ gli occhi e indico’ il fuoco.
Quale credi sia il misterioso regalo della Strega?
Quando Ivan aprì gli occhi si ritrovo’ solo col suo dono. Avrebbe tanto voluto farne a meno. Il mastino pesava almeno cinque tonnellate e schiumava dalla bocca. Ivan aspettò, paziente, d’esser sbranato. Aspettò. Non successe. Un po’ rincuorato Ivan rivaluto’ la situazione da punti di vista pio’ interessanti e, fissando il mostro con aria severa gli ordino’, flebile: “Trova Koschei, il Gigante.” A queste parole il cane lo afferro’ brutalmente per la schiena e si lancio’ in una folle corsa lungo le Fredde Terre Senza Nome.
Sotto le sue zampe l’erba si incendiava e contro il suo collo le montagne si sbriciolavano e sul suo pelo le mura crollavano e le donne, in tre paesi, persero il latte. Sette giorni e sette notti piu’ tardi il mastino si fermo’ nel Bosco degli Interni e nel cuore del bosco Ivan vide una scrofa bianca, enorme. Il mastino la caccio’ e l’uccise e dalla sua pancia pallida usci’ una lince. Il mastino la caccio’ e l’uccise e dalla sua pancia pallida usci’ un coniglio e Ivan raccolse il coniglio morto dalle fauci del mostro. Poi col coltello gli apri’ con cura lo stomaco e dentro vi trovo’ un uovo cosi nero come lo e’ solo il buco del culo del Diavolo. Rincuorato Ivan ando’ al castello di Koshei l’Immortale, che era li vicino, e ordino’ al gigante di liberare subito la principessa. Koshei lo guardo’ ben bene e batte’ forte le mani dal divertimento e rise tanto da squassare il cielo. Quando infine si placo’ disse queste parole:
“Io sono Koshei e sono Immortale perchè il mio cuore e’ nascosto.”
Strinse agilmente un possente randello di quercia. “Uomo,” disse, “perchè non dovrei ridurti a pezzetti con il mio randello e poi ridurre quei pezzetti in pezzetti ancora piu’ piccoli?”
Ivan sorrise al gigante e gli ruppe in testa l’uovo dentro cui un tempo egli aveva nascosto il suo cuore. Koshei mori’ all’istante, cadendo come una vecchia torre. Ivan riporto’ la principessa in patria e la sposo’. Ebbero ventitre’ figli.”

venerdì 17 maggio 2013

Respirare......


Respirare è vivere, fondamentale, ma soprattutto vitale, fondamentale, calmante, il respiro diventa il nostro fedele compagno, purtroppo spesso, troppo spesso ce nè dimentichiamo, oppure ci perdiamo dentro la quotidianetà negativa, quella troppo spesso dettata da una frenesia, da una dinamicità inaturale.

Sarebbe invece interessante capire oppure sentire la consapevolezza del nostro respiro, se impariamo a rilassare il corpo ed anche la mente, possiamo poi capire o comprendere come una mente chiara , la stessa ed anche il nostro corpo, come la nostra vita si dispiegano, possiamo imparare a vivere con la nostra mente in armonia.

Vi è un termine nelle scritture buddiste che rappresenta tutto ciò si chiama anapanasati, "consapevolezza dell'inspirazione e della espirazione", se ci pensate per un solo istante molti testi parlano di sacralità della vita, di importanza della stessa partendo da una concetto di genesi, eppure tutti i discorsi dei massimi sistemi, sono contenuti nel respiro, senza di esso non vi è vita........

Quale è il segreto, che non c'è segreto, cioè respirare ci mette in contatto con la realtà e la natura, troppo spesso viviamo nella nostra testa idee, sogni, progetti, parole, dimenticandoci del nostro corpo, salvo sentirlo quando siamo malati, poichè esso stesso ci manda dei segnali, oppure quando siamo pervasi dall'eccitazione del sesso...se invece ci lasciamo andare alla respirazione, ci radichiamo nella realtà basilare dell'esistenza, che ci fornisce la stabilità per affrontare con saggezza le sensazioni, le emozioni, i ricordi e tutti i vari condizionamenti cui la nostra stessa mente ci espone.

In quel esatto istante in cui non siamo più trascinati, comprendiamo, cio che è necessario per la nostra vita, ciò che è inutile, ciò che è conflitto ed anche ciò che è pace, ma soprattutto ciò che è reale ed anche ciò che non lo è...aspetto fondamentale nella nostra vita.

mercoledì 8 maggio 2013

La battaglia più difficle...il dialogo

Avevo letto questa frase qualche tempo fa, riferita forse proprio a Barack Obama, ma non ricordo quale fosse la motivazione inerente ad un tale titolo.
Oggi dialogare è realmente difficle, ualche anno fa forse avevo 26 oppure 27 anni, quindi 14 anni fa circa, vi era un manifesto che affermava che il mondo era piccolo in un click...quella pubblicità non era di mio gradimento, immaginavo ed immagino un mondo molto grande, che non riusciro mai a vedere tutto forse, ma forse anche per questo mi affascinerà di più......l'idea che vi sono luoghi talmente estesi ma cosi lontani da me...mi piace.
Oggi dialogare è diventato fast, veloce, whats up, facebook, viber, tango, possiamo continuare cosi all'infinito, ma personalmente trovo sia un dialogo, che può essere rischioso, molti usano strumenti di comunicazione quasi istantanei, in cui parlano, parlano anche per ore, senza mai rivelare la propria esssenza, va da se che questo aspetto, talvolta non si rivela, neanche se uno convive con la propria metà, per conoscersi ci vuole veramente una vita.......
Ma molti seguono la scia di questi strumenti di comuniczione, per la mancanza di una propria sicurezza, od anche perchè privi di un dialogo, con amici, con il proprio partner, ed anzichè evidenziare questo stato, magari dimostrand l'esigenza di voler parlare, di voler dialogare, si gettano in questi mezzi, c'è una canzone molto "dance dance" come dico da rockettaro, che non mi piace ma il cui testo è geniale, si chiama "Digitale" di G.B. & Max Marani, vi consiglio di ascoltarla, magari non è il vostro genere, ma le parole sono valide.
Eppure il dialogo, potrebbe essere molto costruttivo, poichè ci permette di acquisire espereinza da altri, ed anche ci permette di migliorare la propria visione del mondo, ci deve pero essere nel dialogo:
CHIAREZZA
SINTETICITà (in questo trovo il mio tallone di Achille)
SCOPO oppure SCOPI
LA CAPACITà DEL AUTOVERIFICA.
Qui mi fermo, poichè da profano non sono cosi bravo, come chi ha scritto "l'arte di aver ragione" oppure "l'arte dell'inganno" oppure un ltra infinità di titoli che riguardano direttamente il dialogo, oppue indirettamente, solo trovo che sia più bello guardare il proprio interlocutore negli occhi, definendo le espressioni del suo viso, od il suo attegiamento, anziche doverlo dedurre attraverso una chat, aspetto molto più comodo che però non ti mette in discussione, nè ti espone in prima persona.
Non sono contrario al networking, oppure al dialogo via chat, se questo come nel dialogo può avere un fine, cioè discutere un argomento, oppure conoscere una persona, ma se tale dialogo diventa continuativo, senza mai mettere a confronto due persone, od anche più alla fine cosi otteniamo.
Di parlare con qualcuno che materialmente non conosciamo, non immaginiamo il tono delle sue parole, od anche l'espressione dei suoi occhi, come lui o lei di noi.
Si ci sono le foto, anche le webcam, ma volete mettere l'intensità dell'odore del caffe appena fatto, in riva al mare mentre mi confronto con il mio interlocutore, fosse anche topo gigio, anzichè dover essere di fronte ad uno schermo, con un immagine artificiale, oppure ideale che ci siamo creati, senza neanche sapere se questa persona è realmente cosi, oppure c'è lo racconta......certo se questo aspetto va bene anche a noi, va bene, ma se no il problema è semplice......con chi sto realmente PARLANDO!!!
Questo è un discorso di Pasolini, che nell'arco del tempo è rimasto dentro il mio cuore, puoi cambiare l'ambientazione che è quella della Roma degradata delle periferie degli anni 50 o 60, ma se anche pensi ad una città come Genova il risultato non cambia, se giri per Via Gramsci, oppure Via del Campo l'atmosfera di cui parla Pasolini rimane la stessa.....vi condivido questo meraviglioso ed anche delicato discorso della solitudine, per tutti quelli come noi che vivono nella solitudine, ed anche devono averla subita sino ad amarla......Stefano
"
Bisogna essere molto forti
per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe
e una resistenza fuori dal comune; non si deve rischiare
raffreddore, influenza e mal di gola; non si devono temere
rapinatori o assassini; se tocca camminare
per tutto il pomeriggio o magari per tutta la sera
bisogna saperlo fare senza accorgersene; da sedersi non c’è;
specie d’inverno; col vento che tira sull’erba bagnata,
e coi pietroni tra l’immondizia umidi e fangosi;
non c’è proprio nessun conforto, su ciò non c’è dubbio,
oltre a quello di avere davanti tutto un giorno e una notte
senza doveri o limiti di qualsiasi genere.
Il sesso è un pretesto. Per quanti siano gli incontri
- e anche d’inverno, per le strade abbandonate al vento,
tra le distese d’immondizia contro i palazzi lontani,
essi sono molti – non sono che momenti della solitudine;
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va,
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto;
è esso che riempie di gioia, come un vento miracoloso,
non il sorriso innocente, o la torbida prepotenza
di chi poi se ne va; egli si porta dietro una giovinezza
enormemente giovane; e in questo è disumano,
perché non lascia tracce, o meglio, lascia solo una traccia
che è sempre la stessa in tutte le stagioni.
Un ragazzo ai suoi primi amori
altro non è che la fecondità del mondo.
E’ il mondo così arriva con lui; appare e scompare,
come una forma che muta. Restano intatte tutte le cose,
e tu potrai percorrere mezza città, non lo ritroverai più;
l’atto è compiuto, la sua ripetizione è un rito. Dunque
la solitudine è ancora più grande se una folla intera
attende il suo turno: cresce infatti il numero delle sparizioni –
l’andarsene è fuggire – e il seguente incombe sul presente
come un dovere, un sacrificio da compiere alla voglia di morte.
Invecchiando, però, la stanchezza comincia a farsi sentire,
specie nel momento in cui è appena passata l’ora di cena,
e per te non è mutato niente: allora per un soffio non urli o piangi;
e ciò sarebbe enorme se non fosse appunto solo stanchezza,
e forse un po’ di fame. Enorme, perché vorrebbe dire
che il tuo desiderio di solitudine non potrebbe essere più soddisfatto
e allora cosa ti aspetta, se ciò che non è considerato solitudine
è la solitudine vera, quella che non puoi accettare?
Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo,
che valga una camminata senza fine per le strade povere
dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani."